Ada, Bianca e le altre
La casa in montagna. Storia di quattro partigiane, di Caroline Moorehead (Bollati Boringhieri, 2020)
Quattro donne del secolo scorso, Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan e Silvia Pons, sono le protagoniste de La casa in montagna, della giornalista londinese Caroline Moorehead.
Nato essenzialmente per spiegare al pubblico anglosassone cosa sia stata la nostra guerra di liberazione (che in bct abbiamo ricordato con una bibliografia) e quale ruolo abbia svolto la società civile italiana tra il 1943 e il 1945, il libro racconta “la vita quotidiana di quel tempo e certe straordinarie figure che l’hanno attraversata” (Goffredo Fofi, Ada, Bianca e le altre, Il Sole 24 ore, 14 febbraio 2021), riaffermando verità ormai consolidate storiograficamente, ma che non riescono ancora a diventare parte di una memoria collettiva condivisa.
Le protagoniste del libro - che si legge come un romanzo appassionante grazie alla “penna facile” della giornalista - hanno in comune un’energia e una forza morale straordinarie che escono dall’ambito privato e familiare per affermarsi pubblicamente. Sono donne che sfidano i modelli sociali dominanti che le vogliono invisibili, difendono i loro ideali, prendono apertamente posizione. Grazie alle loro scelte di vita, diventeranno figure emblematiche di un percorso di emancipazione delle donne italiane che sfocerà nella conquista del diritto di voto nel 1945.
Tra queste donne, di cultura e insieme d’azione, spicca soprattutto la figura di Ada Prospero Gobetti, la vedova di Piero, che prese parte con ruoli di comando a gruppi di combattimento, fu tra i fondatori del Partito d’Azione clandestino e, dopo la fine della seconda guerra mondiale, divenne la prima donna vicesindaco di Torino, senza mai abbandonare la sua attività di traduttrice, educatrice e scrittrice. Il suo Diario partigiano, pubblicato su sollecitazione di Benedetto Croce, rievoca le sue vicende di madre impegnata in azioni militari insieme al figlio diciottenne con realismo, ma anche con una vena di sottile ironia che ne rende piacevole la lettura.
Un’altra delle protagoniste del libro, Bianca Guidetti Serra, legata alla comunità ebraica, amica di Primo Levi, è stata una delle prime donne ad esercitare la professione di avvocato penalista in Italia, sempre in prima linea nella difesa dei diritti civili, e dell’ambiente.
Leggere le vicende di queste donne ci aiuta non solo a misurare il loro contributo determinante al processo di liberazione, ma anche a considerare quanto il loro ruolo sia stato da subito oggetto di sottovalutazione nell’opinione pubblica e nel mondo politico. Prova ne fu il fatto che, finita la guerra, i loro diritti non furono riconosciuti allo stesso modo di quelli degli uomini che al loro fianco avevano combattuto.
Un assaggio di lettura:
“Quanto alle donne, la loro situazione era diversa. Non avevano decisioni da prendere, perché non avevano ricevuto alcuna chiamata. D’altra parte, nei primi esaltanti giorni dell’armistizio, quando si erano spinte in strada ad aiutare i soldati in fuga, avevano avuto un assaggio di cameratismo e di indipendenza. Non era facile tornare indietro. […] La nuova vita offriva loro l’avventura, la compagnia dei ragazzi, grandi amicizie con altre staffette e la possibilità di decidere del proprio destino.[…] Forse per la prima volta nella loro vita, quelle giovani donne potevano immaginare non soltanto di avere ma anche di esprimere opinioni proprie”. (La casa in montagna, p.102).
PM