Cento anni di Andrea Camilleri
La biografia “ufficiale” di Luca Crovi
“Il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi con le buone o con le cattive ti fanno scendere”
(“Segnali di fumo”, di Andrea Camilleri, in esergo a Andrea Camilleri, di Luca Crovi)
Il 6 settembre di quest’anno Andrea Camilleri (1925-2019) avrebbe compiuto cento anni.
L’Associazione Fondo Andrea Camilleri, per celebrare il centenario della sua nascita, ha in programma centinaia di iniziative che proseguiranno fino alla fine del 2025. Tanti anche i volumi in uscita nelle librerie a lui dedicati. Oltre alle riedizioni delle sue opere pubblicate da Sellerio con nuove introduzioni a firma di grandi autori italiani, sono da segnalare il saggio di Gaetano Savatteri, “Il cantastorie di Vigàta” (Rizzoli), l’epistolario curato da Salvatore Silvano Nigro “Vi scriverò ancora” (Sellerio) e il romanzo di una vita passata in Rai, “Amo le triglie di scoglio. Andrea Camilleri si racconta”, di Bruno Luverà e Vincenzo Mollica. A fine agosto è apparsa anche una biografia, anzi “la biografia ufficiale” dello scrittore – in quanto uscita in accordo con il Fondo Camilleri – intitolata “Andrea Camilleri. Una storia”, di Luca Crovi (Salani).
Luca Crovi è un profondo conoscitore del mondo editoriale italiano, autore di saggi, romanzi, articoli giornalistici. Con Camilleri, nonostante la grande differenza d’età, strinse un legame durato vent’anni cominciato dopo che lo scrittore siciliano ebbe letto “Tutti i colori del giallo”, di Crovi, una piacevole guida al giallo italiano, da De Marchi a Scerbanenco e Camilleri (che poi sarebbe diventata una trasmissione radiofonica di Radiodue), e dopo un avventuroso viaggio con lui in Germania, per la presentazione del Meridiano Storie di Montalbano, insieme al curatore del volume Mario Novelli (che è anche l’autore della gustosa introduzione alla biografia di Camilleri).
Quella tracciata da Luca Crovi è la storia di un’esistenza votata all’arte, “una vita dai mille volti. E’ lui il romanzo migliore” (Filippo Maria Battaglia, La stampa, 26 agosto 2025).
La sua biografia fa risaltare la miscela di eccezionalità e di normalità che convivono nello stesso uomo. Fa tornare in superficie, attraverso i tanti episodi della sua vita, a volte drammatici, ma molto più spesso gustosi e divertenti, il tono rimasto sempre miracolosamente leggero di chi non si è preso mai tanto sul serio, nonostante sia stato un maestro in ogni arte praticata, “dalla favola alla cronaca, dalla tragedia alla commedia”.
Andrea Camilleri “ha raccontato per tutta la vita. Ha composto poesie, ha pubblicato articoli, racconti, romanzi, saggi, favole, ha inciso audiolibri. Ha scritto per il teatro, per la radio, per la televisione. E’ stato davanti e dietro, sopra e sotto il palcoscenico, nei camerini e dietro le quinte. E’ stato soggettista, sceneggiatore, regista e attore, delegato alla produzione, persona e personaggio” (Crovi, cit., p.13).
La biografia si concentra sugli anni compresi tra il 1968 e il 1986, il momento prima del successo in Italia e nel mondo, quando ancora non era avvenuta la sua “trasformazione da persona in personaggio”. Sono gli anni in cui la voglia di narrare prende il sopravvento – il suo primo romanzo Il corso delle cose è del 1967- e in cui trova il linguaggio giusto per raccontare le sue storie, mischiando dialetto e lingua.
Fondamentale sarà l’anno 1983 quando Leonardo Sciascia mette in contatto Andrea Camilleri con Elvira Sellerio proponendole la pubblicazione di quel testo che sarebbe diventato “La strage dimenticata”. Fu l’inizio di un’amicizia rara che verrà raccontata ne La memoria di Elvira (2015). “Con la pubblicazione di quel mio libretto partecipavo a un’impresa che ai miei occhi appariva straordinaria. Cioè a dire, l’avventura di una casa editrice di altissima qualità, in Sicilia e soprattutto a quei tempi … diventata un modello culturale”. (Crovi, cit., p. 226)
Al termine del libro, di fronte all’immensa produzione di Andrea Camilleri non possiamo che concordare con Mauro Novelli che siamo di fronte “all’ultimo maestro della generazione più importante per la nostra letteratura del 20° secolo: quella degli anni Venti. Sciascia, Calvino, Fenoglio, Rigoni Stern, Pasolini, Meneghello […]”. Costoro “hanno visto [la penisola] cambiare pelle alla velocità della luce, tra fascismo, guerra, Resistenza, ricostruzione, boom… Combustibile preziosissimo per la narrativa” (M.Novelli, introduzione a Crovi, cit., p. 10).
PFM