Il Giorno del Ricordo – 10 febbraio 2022

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Bora. Istria, il vento dell’esilio, di Anna Maria Mori e Nelida Milani

Il Giorno del Ricordo – 10 febbraio 2022

Istituito con una legge del 2004, il Giorno del Ricordo “conserva e rinnova la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. 
La data del 10 febbraio è quella del trattato di pace del 1947 che privò l’Italia di vasti territori sul confine orientale con la Jugoslavia al termine della seconda guerra mondiale. 

Il libro che consigliamo di leggere è Bora. Istria, il vento dell’esilio, pubblicato la prima volta nel 1998 quando l’Istria era ancora un ricordo rimosso, più volte ristampato (l’ultima edizione è Marsilio 2021), un memoir scritto a quattro mani dalla giornalista e scrittrice Anna Maria Mori e dalla docente di italianistica Nelida Milani, entrambe  testimoni dirette dell’esodo, vittime delle stesse sofferenze patite da un numero considerevole di nostri concittadini tra il 1945 e il 1947. 

“Ci affascina in primo luogo per la sua intensa e dolente scrittura, questo bellissimo libro, e per molto altro ancora: rinvia a grumi irrisolti, a dolori individuali e collettivi, a ferite che non si rimarginano se non in parte. … Ci parla dell’Istria, del grande esodo del secondo dopoguerra che ha stravolto la vita dei moltissimi esuli e dei pochissimi che hanno tenacemente, disperatamente scelto di rimanere. Ma ci parla anche (e talvolta soprattutto) dell’Italia. Della sua insensibilità di allora e dei decenni che sono seguiti”. Così scrive lo storico Guido Crainz nella prefazione. 

Il libro sa restituire la “totalità” della tragedia: “ogni luogo, ogni casa, aveva la sua vittima, ognuna ha sentito, una notte o l’altra, i colpi di quelli che bussavano alla porta per portar via qualcuno, e i pianti delle donne” (Anna Maria Mori). Nelida Milani, nata a Pola e qui rimasta anche dopo il 1947, ricorda la partenza dei professionisti: il farmacista, il dentista, l’ufficiale, il professore  e poi  dell’intero “mondo dei mille mestieri, l’operaio e l’artigiano, il contadino inurbato in cerca di fortuna e il manovale, il cantierino e la tabacchina, l’ortolano e il carraio, il bandaio, l’impagliatore, il bottaio, il fornaio, il muratore, il verinario... la rammendatrice, il pastaio, il barbiere, i garzoni di bottega, i pescatori con odore di salsedine...”
“Difficile non pensare alla Spoon River di Edgar Lee Masters” (Guido Crainz).

Bora, rispetto a tanti altri libri di memorie, pone l’accento su uno dei più dimenticati atti intimidatori che furono attuati per indurre la popolazione italiana alla partenza forzata: quello  della proibizione dell’uso della lingua italiana, a partire dalle scuole, dai nomi delle strade alle lapidi dei cimiteri.  “Nelle famiglie, più che l’italiano si parlava il dialetto, quello che oggi si chiama istro-veneto […]. Il croato era la lingua, occasionale, delle malizie, degli scherzi […]” usata dalle donne nelle famiglie, per parole come  casa, pesce, pullover, amica, pronunciate con delicata amorevolezza. “Strano, di una lingua che sarebbe stata vissuta poco dopo come quella della violenza, dell’aggressione e della paura”.

Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice nata a Pola, ha lavorato per la radio e la televisione. E’ autrice di numerosi volumi, da ultimi L’anima altrove  e Origami. Figure e figurine del mio Novecento. Con Bora ha vinto il Premio Rapallo. 

Nelida Milani vive a Pola. Docente  universitaria di Linguistica, è autrice di racconti tra cui Una valigia di cartone, vincitore del Premio Mondello 1992.

PM