La cinquina del premio Strega 2021. Due vite, di Emanuele Trevi

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Con un duplice ritratto Emanuele Trevi tenta la scalata al premio Strega 

La cinquina del premio Strega 2021. Due vite, di Emanuele Trevi

Due vite (Neri Pozza, 2020).

Tra i libri della cinquina favoriti per l’assegnazione del premio Strega di quest’anno, che avverrà l’8 luglio a Roma, giunto al primo posto in semifinale con 256 voti, c’è Due vite di Emanuele Trevi uscito l’anno scorso e già più volte ristampato. Potrebbe contendersi la finale con Donatella Di Pietrantonio (Borgo Sud) e Edith Bruck (Il pane perduto). Una curiosità: Giulia Caminito ed Andrea Bajani, gli altri due concorrenti, sono rientrati anche nella cinquina del premio Campiello
Emanuele Trevi si era già classificato in finale nel 2012 con un omaggio a Pier Paolo Pasolini e Laura Betti: Qualcosa di scritto, un po’ romanzo, un po’ saggio biografico, un po’ memoir che aveva convinto la critica per l’originalità della proposta, ma non altrettanto il pubblico dei lettori. 
Due vite appartiene allo stesso “genere ibrido”, tra il saggio critico e il romanzo di Qualcosa di scritto. I protagonisti sono due persone reali, Rocco Carbone e Pia Pera, due amici di Trevi e amici tra di loro, che diventano “personaggi” nella misura in cui riescono a suscitare “il massimo dell’immaginazione […] utilizzando il poco che il linguaggio offre” per far “divampare un fuoco psicologico da qualche fraschetta umida raccolta qua e là”. Queste sono le parole con cui Trevi cerca di spiegare qual è stato il meccanismo che ha messo in moto la sua ispirazione. L’obiettivo è quello di raccontare due esistenze ma anche due esperienze di scrittura che hanno avuto un loro rilievo nella produzione letteraria italiana, più di quanto la memoria collettiva dei lettori italiani abbia voluto conservare, dopo la prematura scomparsa di entrambi. 
Rocco Carbone, autore di “cupissimi libri” fino all’exploit con L’apparizione (Mondadori, 2005), che fu anche il suo ultimo libro, è stato uno scrittore di primo piano che si è lasciato dominare  da un carattere pieno di contraddizioni e tormenti; Pia Pera, traduttrice di capolavori della letteratura russa, scopertasi tardi scrittrice, è stata l’autrice dei meravigliosi Al giardino ancora non l’ho detto, Apprendista di felicità, L’orto di un perdigiorno. Con il suo “aspetto da incantevole signorina inglese” ha sedotto gli amici prima e i lettori poi, con la sensibilità e l’acuta intelligenza con cui ha affrontato il tema del confine tra la vita e la morte, raccontando del microcosmo “verde” in cui si era rinchiusa dopo la diagnosi di una gravissima malattia. C’è stato tra Pia e Rocco un legame di amicizia leale e felice, fino alla brusca morte di lui per un incidente stradale a quarantasei anni e alla malattia che ha stroncato Pia a sessant’anni nel 2016. Emanuele Trevi restituisce a queste due persone la visibilità che meritano in un supremo atto di amicizia che è anche un modo per riconciliarsi con loro. 
Se in qualche anfratto della mente fraterna e sconosciuta di un lettore riusciranno ancora a prendere un’effimera parvenza di vita, a sorridere o a rabbrividire per il freddo, rialzando il bavero del loro cappottino di stracci … questo è proprio ciò che definiamo spirito, ovvero la possibilità che la nostra esistenza … possieda anche un’ombra, una quintessenza che la porti fuori da se stessa” (Due vite, p. 83).
Gli altri libri di Emanuele Trevi in bct:
Il libro della gioia perpetua, I cani del nullaInvasioni controllate 

PM