La cinquina del premio Strega 2021. Il libro delle case, di Andrea Bajani

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Le case di una vita 

La cinquina del premio Strega 2021. Il libro delle case, di Andrea Bajani

Il libro delle case, di Andrea Bajani (Feltrinelli, 2021)

Andrea Bajani (Roma, 1975) è l’autore de Il libro delle case, inserito nella cinquina del premio Strega di quest’anno. Un libro che somiglia a un romanzo senza esserlo. Sono 78 i capitoli, dedicati ognuno a una casa legata all’autore, che possono essere letti con grande piacevolezza anche come racconti autonomi. Chi racconta è Io che parla di sé usando la terza persona, per non concentrarsi troppo sul proprio ombelico e dare uno sguardo il più possibile “esterno” a ciò che più parla di noi, la casa che abitiamo.
Il libro delle case è un “libro mirabile” lo ha definito Andrea Cortellessa presentandolo al premio Strega, “il migliore di Bajani dai tempi di Se consideri le colpe”. In un momento come questo della pandemia in cui è cambiato il nostro rapporto con lo spazio, sia dal punto di vista dei luoghi intimi che della geografia in cui è possibile spostarsi, la casa induce lo scrittore a soffermarsi, cercando di vedere gli oggetti che la compongono con altri occhi  fino a intravedere ciò che visibile non è. Perchè è compito dello scrittore cercare “di allargare il campo, usare altri sensi oltre la vista, aprire nuove prospettive” (Andrea Bajani conversa con Richard Ford, La lettura, 7 febbraio 2021).
Scrittore “in fuga” dall’Italia, con lunghi soggiorni in Germania e ora negli Stati Uniti (si sente un “texano d’adozione”) ama comporre racconti, poesia, anche  fiabe per adulti e occupa, nel panorama letterario italiano, un posto significativo per la sua scrittura originale che sa essere graffiante e paradossale. L’abbiamo imparato a conoscere per un piccolo capolavoro che è Cordiali saluti (Einaudi, 2005), neanche cento pagine per descrivere il fenomeno dei licenziamenti attraverso la figura di un addetto alle lettere di “congedo” agli “uomini finiti, che puzzano di morto”, lasciati da soli in fondo al corridoio, prima di essere rigettati nella precarietà. Un ritratto tragicomico del mondo del lavoro e della vita stessa. 
 

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PM