La Cucina italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità
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L’Unesco ha incoronato il 10 dicembre 2025 la Cucina italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Una prima volta storica perché finora erano state riconosciute solo pratiche gastronomiche singole, mai un insieme nazionale.
Cucina nel suo complesso perché è l’atto di cucinare, essenza di una pratica con significato profondo che «trascende la semplice necessità nutritiva per ergersi a pratica quotidiana complessa e stratificata».
Nella proposta alla candidatura la descrivono così i curatori Pier Luigi Petrillo, costituzionalista ed esperto di patrimonio culturale, e Massimo Montanari, storico dell’alimentazione. Si parla di un patrimonio vivo, costituito da una serie di saperi, rituali consolidati e gestualità tramandate nel corso degli anni, che hanno dato forma a una fusion tra abitudini culinarie, uso creativo delle materie prime e metodi di preparazione che conservano caratteristiche artigianali. Una fusione che è dinamica, base di una tradizione culinaria condivisa, che modella l’identità socio-culturale del nostro Paese attraverso quelli che il dossier definisce i ‘paesaggi gastronomici viventi’ che costruiscono un ponte tra cibo e contesto geografico.
L’esperienza culinaria da sempre, e in Italia di più, è un atto partecipativo e collettivo, si basa su un profondo senso di intimità con il cibo. Si estrinseca nell’attenzione meticolosa rivolta alla qualità, alla stagionalità degli ingredienti e alla realizzazione di un prodotto finale eccellente che serviamo in tavola. Una pratica che ha storicamente ‘elevato’ il valore di una cucina che era considerata ‘povera’, ma profondamente ‘saggia’, con le innumerevoli ricette anti-spreco.
Tali principi di economia e ingegno culinario furono raccolti e documentati già nel 1891 da Pellegrino Artusi nella sua opera fondamentale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene. Pellegrino non traccia semplici regole ma scrive un manuale che è testimone dell’importanza della trasmissione culturale dei saperi attraverso lo scambio dinamico di gusti, competenze, memorie e soprattutto emozioni. Nasce la ‘cucina degli affetti’, una eredità che attraverso il cibo riesce a saldare e unire diverse generazioni, superare i confini locali e nazionali. Una potenza emotiva e un collante per le numerose comunità italiane di migranti sparse nel mondo. Quella italiana è una cucina del cuore, mai divisiva.
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Brindiamo a questo traguardo, perché da oggi la cucina italiana è ‘patrimonio dell’umanità’.
Ma, prima di tutto, resta patrimonio di chi, ogni giorno, si mette ai fornelli e poi a tavola.
Sono tanti i saperi in un piatto!
MRC


