Orneore Metelli
Processione al Duomo di Terni
La scena devozionale è questa volta contenuta in quella sorta di “abbraccio” architettonicamente “berniniano”, rappresentato dal Duomo di Terni, in un luogo destinato già, in tempi ancora pagani, ad accogliere i riti simbolici e i pensieri interiori degli uomini. Contro un cielo di perla si staglia, “semplice” nel suo profilo, “maestosa” nel suo “senso”, una croce. Questa volta la processione esce, composta e solenne, dalla prima delle tre porte del Duomo. Aprono il corteo le suore, allineate nell’abito grigio dell’ordine, seguite dal Crocifisso, in precario equilibrio, rivolto alla folla che si accalca sulla piazza, quasi in un’esortazione silenziosa alla preghiera. Seguono i chierici preceduti dallo stendardo della Madonna raffigurata con il capo circondato da un’importante aureola che ne accentua la Santità e vari “ordini” riconoscibili per la diversità degli abiti, separati gli uni dagli altri dalle effigi di altrettanti Santi che “ricordano” il loro esempio di vita alla devozione popolare. Alcune colonnine, collegate da catenelle, separano la processione dal popolo in attesa di unirsi al corteo, ma ancora fisicamente e spiritualmente estraneo all’avvenimento religioso; un popolo che indossa “il vestito buono” perché si riconosce nell’importanza dell’evento, ma che pare trovarsi nel foyer di un teatro prima dello spettacolo. […] I carabinieri questa volta sovrastano la folla, “dalla cintola in su”, come il Farinata di Dante. Sotto la Croce, in alto, quasi un occhio sulla scena, c’è una finestra ad arco ribassato, l’unica spalancata, al centro della quale s’intuisce una figuretta che in posizione privilegiata, abbraccia con lo sguardo la folla riunita […] (Da "O. Metelli. Il racconto della città com'era", a cura di Paolo Cicchini e Maurella Eleonori, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Terni 2014).