Semplicemente Ugo!
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"Non dico di fare questa minestra tutte le sere, ma qualche volta divertitevi a perdere tempo anche in cucina. Forse è l'unico tempo perso che non rimpiangerete mai". Nasceva cento anni fa Ugo Tognazzi
Il 23 marzo 2022 ricorre il centenario della nascita di Ugo Tognazzi (Cremona, 23 marzo 1922 – Roma, 27 ottobre 1990) grande attore, regista, comico e sceneggiatore italiano.
È uno dei volti più importanti della commedia all'italiana, insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Mariangela Melato. Oltre che per le sue brillanti capacità artistiche, Ugo Tognazzi si ricorda anche come grande gastronomo, questo perché la passione per il cibo, la cucina e la tavola sono ingredienti ricorrenti nei film e nella vita dall’attore. Potevamo non omaggiarlo nel bistrot?
Nella sua casa di Velletri (oggi casa-museo) Tognazzi sperimentava. La cucina per lui era arte esattamente come lo era il cinema: bisognava aspettare l’ispirazione, quell’idea geniale che ti avrebbe permesso di accendere la tavola con qualcosa di nuovo, appetitoso, esotico. Io ho il vizio del fornello, sono malato di spaghettite, diceva parlando di se stesso l’attore che recitava per hobby ma mangiava per vivere. Anche in questo campo Tognazzi lasciò una documentazione scritta della sua arte culinaria. A cominciare da L’abbuffone. Storia da ridere e ricette da morire (Rizzoli, 1974). Il libro, e non poteva essere diversamente, è dedicato a Marco Ferreri regista, a Michel Piccoli, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret ovvero alla Grande Bouffe (La grande abbuffata, 1973), alla compagnia che recitò nell’omonimo film in cui i protagonisti decidono di suicidarsi con il cibo. Tognazzi recita il ruolo di un cuoco provetto e proprietario di ristoranti che si suiciderà mangiando un gigantesco paté da lui cucinato. Il suo rapporto con la cucina è ben descritto dall’autore nella prefazione del libro, un rapporto addirittura mistico.
"Nella mia casa di Velletri c’è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi… è di legno, e occupa una intera parete della grande cucina. Dalle quattro finestrelle si può spiarne l’interno, e bearsi della vista degli insaccati, dei formaggi, dei vitelli, dei quarti di manzo che pendono, maestosamente, dai lucidi ganci. Questo frigorifero è la mia cappella di famiglia. Capita che ogni tanto… mia moglie mi sorprende inginocchiato davanti a quel feticcio, a questo totem dell’umana avventura. Me ne sto lì, raccolto in contemplazione, in attesa d’una ispirazione per il pranzo… Ho la cucina nel sangue, il quale penso, comprenderà senz’altro globuli rossi e globuli bianchi, ma nel mio caso anche una discreta percentuale di salsa di pomodoro. La cucina è la sua vita. L’attore, a volte mi sembra di farlo per hobby. Mangiare no. Io mangio per vivere. E mi sento vivo davanti a un tegame. L’Olio che soffrigge è una musica per le mie orecchie. Il profumo di un buon ragù lo adoprerei anche come dopo barba. Un paio di fettuccine intrecciate o una oblunga forma d’arrosto per me sono sculture vitali degne d’un’opera di Henry Moore".
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MRC