Quel 19 luglio 1992... 

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L’agenda rossa di Paolo Borsellino, di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza (Chiarelettere, 2017)

Quel 19 luglio 1992... 

Da quel 19 luglio 1992 nel quale Paolo Borsellino perse la vita a Palermo sono trascorsi trentadue anni. Chiarelettere pubblicò nel 2007 e in una nuova edizione nel 2017, con la prefazione curata da Marco Travaglio, il libro scritto a quattro mani da Giuseppe Lo Bianco (cronista di giudiziaria) e Sandra Rizza (redattrice Ansa di giudiziaria a Palermo) ‘L’agenda rossa di Paolo Borsellino’. “Questo non è soltanto un libro su un agenda scomparsa. Questo è anche e soprattutto un libro su una storia scomparsa” (nella prefazione di Marco Travaglio). I due giornalisti  hanno cercato di ricostruire gli ultimi cinquantasei giorni del magistrato antimafia: contando i giorni a ritroso, quindi, dal 23 maggio 1992 quando l’amico Giovanni Falcone, con la moglie e la scorta, saltarono in aria a Capaci. E lo fanno con un una semplicità disarmante, attraverso le testimonianze e i documenti. Il susseguirsi dei fatti lascia il lettore privo di qualsiasi reazione emotiva, se non quella della pietà umana: l’unico sentimento che sorge di fronte a quei fatti è che tutto ciò appare ‘umanamente impossibile’. A partire dalla immane devastazione per l’esplosione dell’autobomba, uno squarcio nel manto stradale in via D’Amelio per una lunghezza di duecento metri, i muri lesionati dell’edificio, gli infissi di balconi e finestre divelti dalla deflagrazione fino al quinto piano, i corpi carbonizzati, il corpo del giudice Borsellino con il braccio destro troncato di netto nel cortile del palazzo dove abitava la madre e la sorella, il fumo che oscura il cielo azzurro in una caldissima domenica pomeriggio palermitana: erano le 16 e 59 minuti. Le immagini viste nei telegiornali dell’epoca documentano, per la seconda volta in pochi mesi dopo Capaci, non luoghi lontani flagellati da conflitti bellici, ma una strada di una città del nostro Paese. E eravamo alle soglie del nuovo millennio, nuove stragi dovevano ancora accadere nel mondo. Ho capito tutto ripeteva Borsellino negli ultimi giorni della sua vita, mentre lavorava disperatamente alla verità sulla strage di Capaci. Cinquantasei giorni dopo l’esecuzione di Falcone, arrivò la sua. 
Quell’agenda rossa che Paolo Borsellino portava sempre con sé e che al momento della morte è letteralmente scomparsa, che abbia avuto un ruolo importante nella strage di via D’Amelio? Che sia stato proprio questo piccolo oggetto a determinare la condanna a morte del giudice? Si è molto parlato dell’agenda rossa. Perfino il fratello di Paolo Borsellino si è espresso in merito. L’agenda rossa è scomparsa. Forse non sarà mai più ritrovata.
Pagina dopo pagina, si entra nel vivo della storia che, se non fosse triste, reale e della quale si conosce la fine, la si potrebbe definire avvincente. Certi libri hanno un valore civile, come i monumenti che permangono all’usura del tempo per conservare viva la memoria: assai più delle commemorazioni. ‘Conservare’ e ‘celebrare’ hanno significati diversi, solo apparentemente sono sinonimi, indicano invece la differenza tra la storia in cammino e la “storia scomparsa”. 
Il libro è presente in biblioteca in sala Infodiv. alla collocazione DIV 364.106.LOB.1
MRC