Premio Strega 2021

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Verso la proclamazione della cinquina

Premio Strega 2021

Oggi 10 giugno, al Teatro romano di Benevento, verrà scelta la cinquina da cui (l’8 luglio) uscirà il vincitore del premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano, giunto alla sua settantacinquesima edizione. 
Tra i dodici candidati di quest’anno inconsueta è la prevalenza del genere femminile: sette a cinque per le donne. Queste ultime sono state sempre in minoranza, sia tra i candidati che tra i vincitori. Undici le autrici che hanno vinto in 74 edizioni: Elsa Morante, Helena Janeczek, Melania Mazzucco, Fausta Cialente, Natalia Ginzburg, Dacia Maraini, Anna Maria Ortese, Maria Bellonci, Mariateresa Di Lascia, Margaret Mazzantini, Lalla Romano.  
 
Questi sono i libri che concorrono per il 2021:
 

• Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli) 

• Edith Bruck, Il pane perduto (La nave di Teseo)

• Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita (Ponte alle Grazie) 

• Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) 

• Teresa Ciabatti, Sembrava bellezza (Mondadori) 

• Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud (Einaudi) 

• Lisa Ginzburg, Cara pace (Ponte alle Grazie)

• Giulio Mozzi, Le ripetizioni (Marsilio) 

• Daniele Petruccioli, La casa delle madri (TerraRossa) 

• Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza) 

• Alice Urciuolo, Adorazione (66thand2nd) 

• Roberto Venturini, L’anno che a Roma fu due volte Natale (SEM) 

I temi dominanti di questi romanzi - appartenenti nella stragrande maggioranza ad autori nati negli anni tra i Sessanta e gli Ottanta - sono quelli intimistici, legati alla famiglia (spesso al ruolo della madre) e delle sorelle. “Sono storie di bambine senza infanzia, adolescenti solitarie o emarginate […]. Nell’anno del confinamento nelle mura domestiche o nelle mura metaforiche dei nostri confini nazionali, è certo una coincidenza non casuale”, scrive Melania Mazzucco che presiede il Comitato direttivo del Premio Strega. I dodici libri in gara, fatta eccezione per Le ripetizioni, di Giulio Mozzi, per il suo contenuto adatto a un pubblico adulto, saranno sottoposti anche al giudizio di seicento studenti delle scuole superiori in Italia e all’estero in vista dell’assegnazione del Premio Strega giovani. 

In attesa della proclamazione della cinquina proponiamo la nostra personale selezione a partire da Splendi come vita, di Maria Grazia Calandrone (Ponte alle Grazie).
L’autrice è conosciuta come poetessa, vincitrice di numerosi e prestigiosi premi (Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì, Napoli). L’ultima sua raccolta pubblicata è  Giardino della gioia (Mondadori, 2019). E’ anche giornalista (gestisce la rubrica di inediti sulla rivista Poesia) e conduttrice radiofonica per Rai Radio 3. 
Splendi come vita è una “dichiarazione d’amore alla madre adottiva”, così lo definisce l’autrice stessa.
La madre biologica è sparita, suicida nel Tevere, quando lei ha otto mesi, come attesta l’articolo di giornale riportato a inizio libro.  Quello della protagonista è un dramma che diventa “incipit, punto di inizio di un’indagine umana e al contempo letteraria” (Niccolò Amelii – Premio Bergamo 2021).
La bimba sarà adottata da Consolazione, “bionda Madre elettiva”, la stessa che appare sulla copertina del libro. Ma il Paradiso durerà poco perché, a distanza di una manciata di anni, la madre prenderà le distanze dalla figlia, fino al rifiuto totale, in seguito al trauma psicologico della “rivelazione” dell’atto di adozione.  
Il libro “generato dal dolore della perdita e dall’ostinazione del legame” (Vittorio Lingiardi, Robinson, 29 maggio 2021) che la figlia non vuole assolutamente sciogliere è un racconto autobiografico che però riesce ad evitare tutti i trabocchetti melodrammatici e i limiti del “genere” per farsi storia in cui tutti possono riconoscersi, anche nelle parti più intime e personali.
Cosa ci attrae di questo romanzo? Sicuramente la vicenda di una figlia tenace nel suo amore che non cede mai neanche di fronte al rifiuto e alla violenza ma,  soprattutto, l’originalità della lingua dell’autrice che non smette mai di essere un poeta.  Le sue parole sono pesanti, piene di materia e danno spessore al racconto, “registrando tutto l’incomprensibile che la vita ci riserva” (Vittorio Lingiardi, cit.).
PM