Premio Strega 2025

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Andrea Bajani, L’anniversario 

Premio Strega 2025

Favorito fin dalla semifinale dove aveva ottenuto il maggior numero di voti, Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025 con L’anniversario (Feltrinelli) nella serata del 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma. 

Bajani è autore di reportage, opere teatrali, raccolte di poesie e più di dieci romanzi con alcuni dei quali ha vinto premi di rilievo e che sono stati tradotti in diversi paesi europei. Nel 2021 Il libro delle case è stato inserito nella Cinquina dello Strega e nella selezione del Campiello. Ha una  scrittura originale ed elegante; anche quando racconta la realtà più crudele rimane “scandalosamente calmo” (Emmanuel Carrère). Lo ha fatto anche nel racconto Cordiali saluti (2005) in cui ha descritto con feroce ironia i paradossi dell’attuale mondo del lavoro. 
La citazione di Anne Carson in esergo a L’anniversario è, da questo punto di vista, illuminante: “Se non sei la persona libera che vuoi essere, devi trovare un posto dove dire la verità al riguardo. Dove dire come stanno le cose per te”. La verità prima di tutto, a costo di apparire freddo e distaccato. 

Il romanzo con cui ha vinto lo Strega è l’indagine di gruppo familiare. L’io narrante è un figlio adulto che si è lasciato alle spalle il passato di una famiglia disfunzionale senza riuscire a liberarsi dal dolore della lacerazione di un rapporto. Ha deciso  di non vedere più i suoi genitori e di mettere una grande distanza tra sé e l’universo concentrazionario in cui padre e madre avevano deciso di trascorrere la propria esistenza massacrandosi a vicenda. 
L’anniversario che dà il titolo al romanzo è quello in cui ha visto i suoi genitori per l’ultima volta. 
“Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita”.
E’ un romanzo antipatriarcale raccontato in prima persona da un uomo che è stato spettatore (e in una certa misura vittima lui stesso) di violenze e sopraffazioni, fisiche e psicologiche. Tuttavia i ruoli non sono così nettamente definiti come potrebbe sembrare. Il figlio condanna senza appello il padre, ma si sente addosso il peso di una certa forma di complicità maschile  o anche solo la consapevolezza di una fugace somiglianza. In effetti, questo padre onnipotente non è stato mai sfidato veramente dal figlio con una presa di posizione netta.  Nemmeno la madre può essere considerata una vittima pura e semplice di questo contesto: rimasta sempre nel cono d’ombra del padre a causa del suo atteggiamento così ostentatamente passivo, finisce per apparire al figlio talmente carica di responsabilità e di colpa da sembrare un tutt’uno indistinguibile e inseparabile dall’uomo che ha sposato (“Quanto a mia madre il non aver paura di lui le garantiva una zona franca di infelicità imperturbabile”). 
Entrambi i personaggi sono dei perdenti a modo loro.  Ma perdente è anche il figlio che riesce solo a fuggire e la cui salvezza ha il costo salato della rinuncia. 

Gli altri candidati della Cinquina che puoi trovare in bct:
Quello che so di te, di Nadia Terranova (Einaudi); Perduto è questo mare, di Elisabetta Rasy (Rizzoli); Chiudo la porta e urlo, di Paolo Nori (Mondadori); Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, di Michele Ruol (TerraRossa).

PM