Profumo di caffè
La bevanda nazionale patrimonio dell’umanità?
Il caffé, o meglio la tazzulella di caffè (come cantava Pino Daniele), è pronto a diventare patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. La notizia è uscita in molti giornali il 20 gennaio 2022. Potevamo non sottolinearla nel bistrot?
“In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo". Così il Sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, annuncia l'approvazione all'unanimità da parte del Mipaaf della candidatura a patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco de "Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli" (Ansa).
Il caffè è protagonista di molte pagine della letteratura italiana e internazionale. Romanzi o poesie, il suo aroma o il suo immancabile rito sono diventati letteratura. Sono molti i libri che profumano di caffè, romanzi di vario genere e anche qualche lirica. Segno che questa bevanda, così amata e diffusa, accompagna il nostro vivere quotidiano. Il Caffè viene però celebrato anche come luogo di incontri, di scambi culturali, di culla di capolavori, scritti proprio ai tavolini di una “bottega letteraria”. E chi non si ferma per una “pausa caffè”?
La letteratura ha contribuito a rendere celebre il termine caffè nella sua doppia accezione. La consacrazione avviene innanzitutto nei famosi luoghi goldoniani descritti in numerose commedie. Ricordiamo, per primo, La bottega del caffè, ma anche La vedova scaltra, Le femmine puntigliose, La buona moglie, L’uomo di mondo, L’avvocato veneziano e altri ancora.
Carlo Goldoni ha infatti magistralmente descritto come nella società veneziana il caffè avesse creato uno spartiacque sociale, essendosi venuta a creare una differenziazione tra la classe aristocratica, dedita al consumo di cioccolata, e la nuova classe di cittadini, borghesi e imprenditori, affezionati consumatori della nuova bevanda (entrambe contrapposte al popolo, il quale prediligeva il consumo di vino).
Un ruolo importante al caffè lo ha dato anche Pirandello, non solo ambientando una delle sue opere migliori, L’uomo dal fiore in bocca, proprio all’interno di un bar (riconoscendo ancora una volta il Caffè come set psicologico ideale per confidenze, socializzazioni e messa in atto di strategie relazionali), ma anche celebrando la bevanda in una forse poco nota poesia: L’ultimo caffè (Poesie sparse, 1890-1933). Come non ricordare il rapporto tra i due grandi autori Svevo e Joyce, vissuto nella Trieste permeata dal fascino e dalla tradizione austro-ungarica, di cui ancora oggi si respira il profumo nei prestigiosi caffè storici della città? Profumo, appunto… di caffè. Per non dire del Commissario Montalbano creato dalla penna di Andrea Camilleri cui invidiamo la terrazza sul mare con vista mozzafiato affacciata sulle onde. Salvo prepara il solito “cicarone” di caffè (ossia un tazzone pieno) e se lo scola sulla verandina. All'incirca quello che fa l’ispettore Petra Delicado di Alicia Gimènez Bartlett, per la quale il caffè è necessario nelle nottate di lavoro con l’inseparabile vice, Garzon.
Allora sediamoci con una tazzina di caffè, annusiamo il suo aroma, immergergiamoci nelle storie, tra i protagonisti. E chissà che tra un sorso e una riflessione non nasca un nostro capolavoro.
Pausa caffè, cucinanti e no!
Nell'immagine 'Caffè Greco' (1976) di Renato Guttuso (1911- 1987).
MRC