Pupi a tutto tondo
La storia e le storie, il cinema (e non solo) di Pupi Avati, a cura di Claudia Bersani e Giancarlo Zeppoli (BookTime, 2023)
Pupi Avati, all'anagrafe Giuseppe Avati (Bologna, 3 novembre 1938), è un uomo di cinema a ‘tutto tondo’. Nel libro ‘La storia e le storie, il cinema (e non solo) di Pupi Avati' (BookTime, 2023), corposo saggio sul regista, scopriamo molti aspetti della sua personalità, anche quelli meno noti. Inesauribile sembra essere, ancora dopo 55 anni, la voglia di Avati di raccontare e raccontarsi. 47 film (inclusi 4 film tv) e altre 14 opere (miniserie, special tv e docufiction) costituiscono uno sconfinato spazio in cui le immagini, le parole e le note musicali si uniscono e si sostengono vicendevolmente per creare storie vere, immaginate o riscritte, documentando più di mezzo secolo di Storia. Accompagnate spesso da una voce narrante, ambientate nei luoghi più cari al regista, queste storie ci raccontano la nostalgia per gli anni passati, le passioni di gioventù, la tenerezza e la forza di legami lunghi una vita intera, la difficoltà e la capacità di accettare i mutamenti del corpo e del cuore, i lati oscuri e le grandi imprese dell’essere umano (nel risvolto di copertina).
Il libro è composto da una serie di contributi raccolti da Claudia Bersani (codirettrice di Cinecultura-Cinema) e da Giancarlo Zeppoli (critico cinematografico, direttore responsabile di MY Movie.it). Le storie vengono narrate da chi conosce bene Pupi, molti sono i contributi femminili che permettono una lettura con una prospettiva particolare. I curatori del volume tracciano il percorso del lavoro di Pupi Avati in ordine cronologico, senza fare distinzione tra cinema, televisione e documentari. Il regista è rimasto sempre lo stesso pur utilizzando diverse forme e linguaggi di comunicazione. Nei cinquant’anni di lavoro ha intrecciato la sua vita, le sue storie con quelle più ampie della storia del nostro Paese. Storie in cui ognuno ha potuto, e può, ritrovarsi e riconoscersi.
In Pupi si racconta (a pagina 352 del libro) entriamo insieme ai curatori nella casa romana del regista, ‘gustiamo’ l’intervista che i due autori hanno fatto al bolognese rispondendo con la cordialità e disponibilità che da sempre lo distinguono. Pupi è uomo di cinema nel senso più completo del termine. Perché non è solo soggettista, sceneggiatore, regista e ‘affiancatore’ del fratello Antonio nella produzione, ma ha anche lavorato per film diretti da altri.
In Salò o le 120 giornate di Sodoma collaborò alla sceneggiatura quando ancora il film doveva essere diretto da Vittorio De Sisti. Sarà Pupi, lavorando alla scrittura con Pier Paolo, a comprendere che doveva essere sua, di Pasolini, la regia. Altre sue ‘firme nascoste’ le incontriamo in Profondo rosso di Dario Argento e in Fantozzi di Luciano Salce. Pupi è anche scrittore, molti sono i titoli che ha pubblicato. E non dimentichiamo la sua passione per la musica. Dal 1959 al 1962 Pupi Avati fece parte della ‘Doctor Dixie Jazz Band’; a fargli rinunciare al sogno di una carriera nel jazz come clarinettista sarà l’ingresso nella band di un ‘certo’ Lucio Dalla che, come racconterà, si dimostrò più bravo di lui. La pubblicazione chiude con un’appendice iconografica.
Il libro fa parte delle raccolte della sala Cinefonoteca, lo trovi collocato DIV 791.43.AVA.1
Concludiamo con un passo che leggiamo a pagina 361. Stamattina ho vissuto un paio d’ore di una gioia sconfinata perché stavo scrivendo una cosa così totalmente creativa e così totalmente mia. Quando senti che ciò che stai scrivendo ti rappresenta (ed è rarissimo) e ti riconosci in quello che fai, allora sei felice.
MRC