San Valentino 2021

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Una storia d’amore perfetta: La carezza, di Elena Loewenthal (La nave di Teseo)

San Valentino 2021

“È la storia che avrei voluto vivere, invece di scriverla”. La frase in esergo al romanzo La carezza, di Elena Loewenthal esprime non solo l’eterno conflitto tra la realtà e la finzione che ogni autore sperimenta nello scrivere, ma anche il sentimento di malinconia che assale chiunque chiuda (a malincuore) l’ultima pagina del libro.
Siamo alla fine degli anni Novanta, in un paese del Sud Italia. Un docente di filologia e una studiosa di paleografia si conoscono durante un convegno e si innamorano perdutamente, vivendo giorni di intensa passione.  Poi tornano ognuno alle rispettive vite professionali e familiari, per ritrovarsi più di vent’anni dopo, come se il tempo non fosse passato. La forte attrazione della prima volta è rimasta completamente intatta.  
Una storia perfetta”, questo il sottotitolo del romanzo, è una storia “conclusa in se stessa” nel senso etimologico del termine, dunque che inizia e si chiude, anche se è destinata a ripetersi con un andamento ciclico. C’è stata una prima volta e ce ne sarà una seconda. I due si incontreranno e si rinchiuderanno di nuovo in una “bolla” che li tiene fuori dal tempo, come a sperimentare ancora un salto nel buio.
La storia di Lea e Pietro, questi sono i nomi dei protagonisti, entrambi dediti allo studio dello stesso manoscritto - uno dei più preziosi al mondo, il Codex Purpureus - funziona nonostante le mancanze e il silenzi. Allo stesso modo, un testo letterario (il manoscritto ne è l’archetipo) può essere perfetto nonostante le lacune, a prescindere da ciò che forse si è perduto per sempre. 
Dunque la storia d’amore gioca con l’idea dell’origine di un testo letterario, ne diventa quasi metafora. E i punti di imperfezione sono le “assenze” che servono allo studioso, ma anche alla vita, per far tornare i conti, perché “solo attraverso le crepe passa la luce” e solo “la poesia è realtà” (Leonardo Cohen, in esergo al libro). 
Così il salto (du même au même) fatto dal copista che ha “dimenticato” una parte del testo racchiusa tra due parole identiche, è perfettamente analogo all’attesa -lunga due decenni- tra il primo e il secondo incontro di Lea e Pietro.  E quello “spazio lasciato in mezzo” è ciò che “dilata il tempo invece di amputarlo” (Elena Loewenthal).

La familiarità dell’autrice con le scritture del passato e i testi letterari è fortemente legata anche al suo lavoro di traduttrice dall’ebraico moderno (Amos Oz e David Grossman sono tra i principali autori da lei tradotti). Alcuni titoli della sua produzione narrativa: Attese (2004), Dimenticami (2006), Conta le stelle, se puoi  (2008, finalista al premio Campiello), Una giornata al Monte dei Pegni (2010, vincitore del premio Chiara), La vita è una prova d'orchestra (2011), La lenta nevicata dei giorni (2013), Nessuno ritorna a Baghdad (2019). Nel 1999 Elena Loewenthal ha anche vinto il Premio Andersen per la narrativa dell’infanzia. 

PM