Uj e Miles Davis

SaggiConsigli

Miles. L'autobiografia, di Miles Davis con Quincy Troupe (Minimum Fax, 2007)

Uj e Miles Davis

Cinquantuno sono le candeline che quest’anno spegne un festival musicale che, nato nel 1973, ha fatto conoscere l’Umbria in tutto il mondo non più come una esclusiva meta di turismo religioso. La manifestazione nacque dall’idea geniale di Carlo Pagnotta e fu subito condivisa dalla neonata Regione dell’Umbria. Il 23 agosto 1973 andò in scena così il primo concerto di Umbria Jazz, nel teatro naturale di Villalago, Piediluco (Terni).  A partire da quella data inizia la storia di UJ.   
Nel tempo e nella memoria delle sue tante edizioni, UJ ha segnato serate memorabili con i concerti storici come quelli di Charles Mingus, Miles Davis, i torrenziali live di Sonny Rollins, Sting che incrocia Gil Evans, il morbido sax tenore di Stan Getz, Dizzy Gillespie, Ornette Coleman, l’imprendibile João Gilberto, Quincy Jones, Tony Bennett e Lady Gaga, l’incontro tra le correnti musicali, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Eric Clapton, Santana, R.E.M., Prince, Liza Minnelli, Elton John e tanti altri monumentali artisti. Umbria jazz ha anche creato una nuova formula di experience trasversale in grado di abbracciare i gusti musicali più distanti e mantenendo sempre un’offerta di livello altissimo.
Il 1989 è l’anno indimenticabile di uno strepitoso Miles Davis, presente per la quarta volta, dopo gli anni 1984, 1985 e 1987, sul palco di Uj. Il suo concerto ai giardini del Frontone può essere ricordato come una tra le esibizioni più emozionanti dell’ultima fase della sua carriera. 
Quella sera del 14 luglio, Miles aveva voglia di suonare e lo fece divinamente: quando si arrampicava con le sue note nude su un blues o quando trasformò ‘Time After Time’ in una cavalcata emotiva irripetibile. Poche sono le parole per descrivere il musicista: ‘genio del jazz’.
Figura centrale nella storia della musica jazz del 20° secolo, l'afroamericano Miles Davis ha realizzato coraggiose sperimentazioni, contribuendo a creare nuovi linguaggi, mescolando in modo creativo sintassi musicali diverse. È tra i pochi jazzisti ad avere raggiunto la fama che è solo delle rock star, grazie a una personalità controversa e a un indubitabile carisma (Ernesto Assante).
Conosciamo l’artista attraverso il libro: ‘Miles. L'autobiografia’, di Miles Davis con Quincy Troupe pubblicato da Minimun fax (2007). Raccontare la vita di Miles Davis equivale a ripercorrere l’intera storia del jazz. Il volume arriva a pochi anni dalla fine [uscì negli Stati Uniti nel 1990, Miles muore nel 1991] e si conclude con una sorta di testamento, quasi che, con quelle pagine, Miles stesse dando un addio alla vita: "la musica è stata la mia vita e i musicisti che ho conosciuto e amato [...] la mia famiglia [...]. Ed ecco, insieme al suono straordinario della sua tromba, cosa ci ha lasciato, Davis: queste pagine da cui tutti [...] continuiamo a trarre insegnamenti (nella prefazione del libro di Vittorio Franchini).
Per chi conosce il musicista, lo ritroverà tra le pagine dell’autobiografia resa ancora più intensa da un grande lavoro di traduzione. Il linguaggio di Davis è spontaneo, vivacissimo, spesso gergale, costellato di volgarità colorite che diventano semplici intercalari; un modo di esprimersi personalissimo che contribuiva al fascino di quelle pagine ed era difficile da trasferire in italiano senza trasformarlo in una parlata stereotipata da personaggio di telefilm. La traduzione dal testo originale di Marco Del Freo restituisce alle parole di Davis l'incisività, il calore, la passione, la sincerità del suo racconto con i suoi vibranti giudizi in fatto di politica, di donne e soprattutto, ovviamente, di musica (nella prefazione del libro).

Se volete leggere o ascoltare la musica di Davis, trovate libri, cd musicali e vinili - questi ultimi disponibili solo per l’ascolto in sala - nelle raccolte della biblioteca, collocati in sala Cinefonoteca.
Note magiche sotto le stelle!
MRC