Vincenzo Latronico
Uno scrittore italiano finalista all’International Booker Prize
L'International Booker Prize (fino al 2016 noto come Man Booker International Prize) viene assegnato annualmente nel Regno Unito alla migliore opera di narrativa non appartenente all’area anglofona (un premio che viene condiviso tra autore e traduttore). Gli italiani non compaiono spesso tra i candidati per una duplice motivazione: una limitata espansione della nostra editoria fuori dei confini nazionali e l’assenza, pressoché totale nel mercato anglofono, della domanda di opere letterarie straniere.
E’ un dato straordinario dunque la comparsa, nel 2016, del nome di Elena Ferrante nella “short list” del premio, con il libro La storia della bambina perduta. Fondamentale in questo senso è stato il ruolo dell’apertura negli Stati Uniti della casa editrice Europa Editions fondata undici anni prima da Sandro Ferri e Carla Ozzola, gli stessi editori dei romanzi di Elena Ferrante.
Dopo diversi anni in cui erano riusciti a entrare – peraltro solo nella “long list” del premio - altri due autori italiani, Veronica Raimo con la traduzione di Niente di vero (Lost on me) e Domenico Starnone con Via Gemito (The house on Via Gemito), nel 2025 compare finalmente il nome di un altro italiano, Vincenzo Latronico, autore de Le perfezioni, edito da Bompiani nel 2022, candidato al premio Strega nel 2023 e pubblicato in traduzione inglese da Sophie Hughes (Perfection) per Fitzcarraldo editions.
Vincenzo Latronico è uno scrittore romano quarantenne, trapiantato a Berlino, che ha esordito nel 2008 con Ginnastica e rivoluzione (Premio Giuseppe Berto Opera Prima), e ha pubblicato successivamente, sempre per Bompiani, La cospirazione delle colombe, La mentalità dell’alveare e Le perfezioni. Il suo ultimo libro è il memoir La chiave di Berlino, uscito per Einaudi nel 2023.
Le perfezioni racconta di una coppia di giovani expat non ancora trentenni, Anna e Tom. Appartengono a una generazione di creativi e “free lance”, con un alto livello d’istruzione, un lavoro che assicura un discreto reddito e una bella casa. Possono essere definite delle persone di successo, valutando la loro età e i redditi dei compagni di studio rimasti in patria.
Hanno scelto di vivere a Berlino, una città moderna e cosmopolita, piena di opportunità come può esserlo una grande capitale europea. Si sono lasciati alle spalle “una città grande ma periferica nel sud dell’Europa”, questo è l’unico riferimento nel testo alle loro origini.
La loro casa è luminosa, ben tenuta, rigogliosa di piante. Il libro si apre con una lunga e minuziosa descrizione dei locali, gli arredi, gli strumenti di lavoro, gli oggetti della loro vita quotidiana. Ci raccontano perfettamente dell’esistenza che i due hanno scelto. Non è un caso che sia stata inserita questa citazione di George Perec in esergo al libro: “Era lì che era la vita vera, la vita che volevano conoscere, la vita che volevano fare”.
“La vita promessa da queste immagini è tersa, concentrata, facile”, scrive l’autore. Nella sua perfezione, suscita sguardi di ammirazione superficiale.
Eppure, il sentimento dominante all’interno della coppia, un misto di inquietudine e di spaesamento, rimanda a tutt’altro che alla perfezione. Ad un occhio attento, la stessa casa rivela impietosamente difetti, sbavature, sporcizie.
Il libro vive di questa sfocata contraddizione, tra la felicità che trapela dalle immagini e la realtà vissuta faticosamente e con malinconia.
Il 20 maggio è stata proclamata vincitrice dell’International Booker Prize la scrittrice indiana Banu Mushtaq con il libro di racconti Heart lamp, edito da And other stories, traduzione di Deepa Bhasthi, inedito in Italia. E’ il suo primo libro tradotto in inglese.
PM