“Accidenti, se era bravo a raccontare, Lucho"

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Tre libri per ricordare Luis Sepùlveda 

“Accidenti, se era bravo a raccontare, Lucho

Luis Sepùlveda, deceduto a Oviedo in Spagna il 16 aprile 2020 - una delle vittime più illustri del Covid19 - è stato uno scrittore da milioni di copie - sette milioni vendute  solo in Italia con la casa editrice Guanda -  e dalle mille vite: “guardia personale di Salvador Allende, incarcerato e poi esiliato dopo il golpe di Pinochet, paladino di battaglie per la libertà degli uomini, per la salvaguardia di animali o del pianeta, un uomo curiosissimo, impegnato, ironico, che non cercava la semplicità tranne che nella scrittura”. La critica storceva il naso nei confronti delle sue opere, accusandolo di scrivere “leggero”, di essere un “bestsellerista”. In realtà la sua “era la leggerezza di Calvino. Non è per niente facile scrivere facile” (Bruno Arpaia). Il pubblico lo aveva capito e lo adorava per questo. 
Sua moglie Carmen Yáñez e i due amici-traduttori Bruno Arpaia e Ilide Carmignani, hanno dedicato a Luis Sepùlveda tre libri quasi a “trattenerlo” ancora tra i suoi lettori – lui che non aveva voluto scrivere una sua autobiografia – volendo, un’ultima volta, far “risuonare la sua voce e percepire l’eco dei suoi famosi abbracci con cui stritolava gli amici”.
- Luis Sepùlveda. Il ribelle, il sognatore, di Bruno Arpaia (Guanda, 2021).
La giornalista Gabriella Saba in un’intervista a Bruno Arpaia (il Venerdì di Repubblica, 15 gennaio 2021) così racconta la nascita di questo libro: “Soltanto un mese dopo la scomparsa di Luis Sepùlveda, nell’aprile del 2020, lo scrittore Bruno Arpaia è riuscito a piangere. Per molti giorni era rimasto annichilito, bloccate le emozioni. Non ha rilasciato interviste né postato foto. Poi ha deciso di scrivere un personalissimo ricordo dell’amico morto [...]. Così che è nato Luis Sepùlveda. Il ribelle, il sognatore. E’ il ricordo di un orfano e un gesto d’amore di tutto un gruppo. Non solo un libro su Sepùlveda ma sulla Banda [Paco Taibo prima di tutto e gli scrittori Manuel Vazquez Montalban, Leonardo Padura, Pino Cacucci, la traduttrice Ilide Carmignani e l’editore Marco Tropea]: un gruppo di scrittori traduttori ed editor che dai primi anni Novanta condividono progetti collettivi e affetto, portando cultura e allegria nei festival d’Italia [Encuentro è uno di questi] e di Spagna”.  Qualcuno di loro, ogni tanto, finiva nei libri dell’altro. Bruno Arpaia è diventato un improbabile detective in Jacaré di Sepùlveda: “Mi descriveva con una barba di tre giorni che non cresceva nonostante i litri di lozione per capelli con cui mi sarei massaggiato quotidianamente il volto. Era un gioco naturalmente”. 
- Storia di Luis Sepùlveda e del suo gatto Zorba, di Ilide Carmignani (Salani 2021).
Ilide Carmignani, anche lei traduttrice “storica” di Luis Lucho Sepùlveda, “per raccontare il romanziere diventa – per la prima volta – lei stessa narratrice”. 
Così spiega la sua scelta della forma della fiaba per raccontare Sepùlveda: “Luis usava la favola come la modalità per dire certe cose, con un altro genere letterario sarebbe stato diverso … credo che lui si sentisse a suo agio a usare gli animali come personaggi principali: li sentiva vicini, li capiva e attraverso di loro riusciva a parlare dei valori in cui credeva. Discorsi per bambini ma anche per adulti.”
- Senza ritorno, di Carmen Yáñez (Guanda 2020).
Carmen Yáñez, poetessa cilena, è stata l’amore di una vita di Luis Sepùlveda. Conosciuta all’età di quindici anni - lui ne aveva due di più -  si sposò con lei due volte, nel 1971 e nel 2004. Con Luis condivise la militanza politica, il carcere, le torture.
Yáñez scrive versi “per tutti coloro che si sono smarriti almeno una volta”. Nelle sue parole tornano i “simboli di tutta la sua scrittura: amore, memoria, esilio, perdita, il cammino, un percorso simile al fiume di Eraclito, in continuo mutamento […] La sua è una scrittura che colpisce, quasi ferisce il lettore, frutto di un dolore che in qualche modo l’autrice ha saputo addomesticare” (A. Céspedes - prefazione), ma che “accompagna tutti i componimenti della raccolta  a cominciare dal primo, Eravamo così felici e non lo sapevamo, scritto a marzo mentre il marito Luis Sepùlveda era ricoverato in ospedale per il Covid” (Robinson, 5 dicembre 2020).

Di seguito “Eravamo così felici e non lo sapevamo”, di Carmen  Yáñez nella traduzione di Roberta Bovaia
Ignoranti della luce che circondava l’innocenza
eravamo così felici amore mio, 
con il calore delle nostre mani unite
attraversando tutte le strade
e ridendo degli ostacoli di pietra o grandine
che volevano fermare quella nostra corsa
      irresponsabile di felicità.
Eravamo così felici
e non ci accorgevamo della dimensione della vita. 
Dell’invisibile minaccia, dell’ombra lunga 
      della paura, 
noi non sapevamo nulla, insolenti.
Amandoci con previsioni di futuro.
Ora non arrivo a pensare oltre il domani quando
      aspetto
la prova della tua vita per bocca d’altri.

PM